
I nostri consigli letterari oggi si spostano su un romanzo pubblicato in prima edizione sotto forma di “penny dreadful” (no, non la MERAVIGLIOSA serie TV, ma la pubblicazione periodica che tanto andava di moda nel Regno unito nel XIX secolo): Sweeney Todd: il diabolico barbiere di Fleet Street.
Non ha un autore vero e proprio questo horror (anche splatter in certi passaggi), ma nel corso degli anni è stato attribuito alternativamente a Thomas Peckett Perst, o a James Malcolm Rymer.
Tornato alla ribalta nel 2007 grazie al musical diretto da Tim Burton che vede Johnny Depp nei panni di Sweeney Todd e Helena Bonham Carter in quelli di Mrs. Lovett non fa certo gridare al miracolo letterario, ma è una lettura da perdere per chi, come noi, ha amato follemente il barbiere di Tim Burton.
Che ci raccontate, lo conoscevate? Fate anche voi parte del circolo di persone che quando a Londra passa da Fleet Street intona “But there’s no place like London. No, there’s no place like London…”?
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Sinossi ❧ Tra i segreti più paurosi di Londra si nasconde la storia di un misterioso assassino. Un uomo di nome Sweeney Todd, un mostro capace di occultare le sue insane passioni dietro l’insegna di un’innocua bottega di barbiere in Fleet Street. Proprio qui diverse persone scomparse sono state viste per l’ultima volta: uomini andati a ingrossare le fila dei fantasmi dopo aver incontrato Sweeney Todd. Più sanguinario di Jack lo squartatore e più crudele di Mr. Hyde, Sweeney Todd non uccide in preda a un impulso efferato o agli effetti indesiderati di un farmaco ma, con fredda determinazione, toglie la vita al prossimo per soddisfare la sua sete di denaro e per adempiere a un terrificante rituale: dopo aver smembrato il corpo delle vittime a colpi di rasoio, infatti, il barbiere di Fleet Street consegna i resti di chi ha ucciso a una complice, che provvede a occultarli grazie a uno stratagemma bestiale. Capolavoro della letteratura gotica, Sweeney Todd, con le sue gesta sanguinarie, ha anticipato il Dracula di Stoker e il Frankenstein di Mary Shelley, aggredendo le ipocrite convenzioni della letteratura e della società vittoriana.
Traduzione di Anna Lamberti-Bocconi e Francesca Sansoni