
Quando Katia ci ha proposto di leggere il suo libro, spiegandoci le ragioni che l’hanno spinta a raccontare una storia così dolorosa non abbiamo avuto dubbi: certo, lo avremmo letto e avremmo dato un’altra voce ad una sofferenza già così immensamente grande da spaccare in due l’anima di chiunque.
Siamo arrivate alla fine con fatica, no… non perché il libro sia scritto male, anzi. Ma perché è inaccettabile che una famiglia debba trovarsi in una situazione del genere. In alcuni passaggi ci è mancato il respiro, tanta era la tensione.
Katia ci racconta i pochi mesi di vita della sua piccola Aurora, nata con una malattia molto rara, la sindrome di Goldenhar, diagnosticata solo alla nascita, a causa di una serie di errori medici.
Cosa possono provare due genitori che si trovano davanti ad una sentenza tanto implacabile: Aurora non sarà mai padrona del suo corpo, non sarà mai padrona della sua vita.
Katia ce lo spiega e lo fa con la consapevolezza di una donna che ha tanto sofferto, ma che allo stesso tempo è grata per il tempo che ha potuto passare con il suo piccolo angelo. Ci prende per mano e ci accompagna nelle corsie, ci fa conoscere professionisti attenti, scrupolosi e umani, ma allo stesso tempo ci mette davanti a soggetti che, ahinoi, non vorremmo mai incontrare in un percorso tanto difficile.
Scrivere questo libro deve essere stato difficile, ma anche terapeutico, per certi versi, un modo per donare alla sua bimba l’eternità che merita.
Grazie Katia, sei un esempio per tutte quelle persone che si trovano arrese dinanzi all’impossibile, al troppo e al troppo poco. Sei un esempio per i tuoi bambini, un supereroe con il superpotere più grande: l’amore.

Descrizione ❧ Oltre l’impossibile è molte cose: un’autobiografia, un atto d’accusa contro la malasanità, è lo sfogo di una madre che ha molto sofferto, è un grido. Aurora, la figlia di Katia, nasce con una malformazione che la rende invalida e lotta insieme ai neogenitori una battaglia durissima per la vita, tra incapacità, incompetenze, incuria. Per fortuna non è così dappertutto, c’è anche chi si prende a cuore con amore. Qui non c’è lieto fine, qui si piange davvero. Perché dunque scrivere? Per accusare? Ormai il danno è fatto e nessuno cerca vendetta o rivalsa. Per informare, quello sì, perché accadrà di nuovo, e i mezzi per evitare il dolore ci sono, dolorosi anch’essi, ma si tratta di sceglie tra dolore grande e dolore “piccolo”.