
“Ma tu, sei felice?”
Panico.
Che domanda è?
Perché me lo state chiedendo?
Chi può dire di essere davvero felice?
Ce lo spiega Marco Rassu nella sua storia, o meglio… non ce lo spiega, ci aiuta a dare una risposta, perché poi l’unica verità è proprio quella che viene dalla bocca di uno dei suoi personaggi: “La realtà non esiste, tutto dipende da te”.
E più ci penso, più mi rendo conto che è proprio così.
In questo breve romanzo, che si svolge tutto nel tempo di una riunione davvero particolare, l’Autore tocca una serie di temi generici come il tempo, l’ambizione, la morte, il lavoro o il denaro.
All’inizio sembra un flusso di parole travestito da pensiero filosofico, ma poi ci si rende conto che l’apparente banalità dei concetti espressi (vedi l’operaio o il milionario) altro non è che il tentativo di porre delle domande al lettore, che potrà essere più o meno d’accordo con quello che i protagonisti raccontano o dicono, ma che è comunque chiamato a dire la sua.
Forse vent’anni fa avrei risposto alle domande del mediatore della riunione in modo diverso, con lo spirito ribelle di quando, da giovane, ero sempre in disaccordo con il mondo, forte dei princìpi universalmente riconosciuti che ho ritrovato in gran parte delle dichiarazioni propagandistiche provenienti da alcuni personaggi di questo libro.
Oggi posso dire (per fortuna!) di aver raggiunto una consapevolezza diversa, non mi interessa più il consenso mascherato da lusinga, anzi, sono pronta a confessare di essermi commossa nel breve passaggio in cui l’Autore ricorda il gesto inaspettato di suo padre durante un viaggio in macchina (“Non ho mai capito il perché di quel gesto ma forse un padre non ti dice tutto quello che vorresti sentirti dire”), perchè anche un ricordo, quello apparentemente più banale, può significare completezza.
La società di oggi (quanto si capisce bene in questo romanzo!) impone dei modelli di realizzazione che mettono la perfezione, e quindi la felicità per come viene percepita di questi tempi, al centro di tutto.
E se io, che non sono certamente modello di perfezione, dichiaro che la mia felicità si trova in una canzone, in un momento vissuto, in un ricordo, in un odore o in un colore, so già per certo che sarò derisa e accantonata.
Ma va bene così.
Oggi credo di poter serenamente rispondere che sì, sono felice, proprio perché ho compreso che la felicità altro non è che un momento che cerca un altro momento.
Un passo che cerca il punto per unirsi a quello successivo nel cammino che abbiamo intrapreso alla ricerca della nostra, personalissima, realizzazione.
E forse, il surfista, sarebbe d’accordo con me.

Sinossi ❧ Un invito, una riunione fuori dagli schemi, un viaggio lungo le infinite prospettive dell’essere.
Il milionario di Wall Street, l’eschimese, l’operaio, l’attore di Hollywood, il cacciatore della Papua Nuova Guinea e tanti altri personaggi si incontrano per confrontarsi su tematiche interessanti… insieme al surfista, Marco.
L’autore “usa” le loro parole, talvolta volutamente retoriche, come spunti di riflessioni più profonde e regala input importanti al lettore attento.
Una storia fantastica impregnata di visioni e pensieri che hanno l’ambizione di portare l’attenzione del lettore su differenti punti di vista e stimolarlo a tirare fuori la sua opinione.
L’autore si scopre, mescolando riflessioni con flashback autobiografici e ripercorrendo tratti di vita immortalati nella memoria.