
Quanto mi piace leggere Davide Longo! Quanto rispetto ho per gli autori che fanno della nostra bellissima lingua un gioiello da mostrare e da condividere!Autori che sono capaci di costruire periodi armonici non solo quando narrano vicende che hanno bisogno di tecnicismi, ma anche quando mostrano scene di vita quotidiana e familiare, una vera delizia per i nostri occhi e per la nostra mente.In questo secondo romanzo della serie, che vede Arcadipane e Bramard protagonisti, ci troviamo catapultati negli anni di piombo e della lotta armata; parte tutto da una strage che ai loro occhi deve avere un colpevole, che non può essere catalogata in altro modo solo per questioni di opportunità. Parte così un’indagine dalle tinte cupe che regala momenti di suspense e di tensione alternati a momenti personali e di condivisione tra Arcadipane ed il suo mentore, passando da Isa, che volentieri ritroviamo nella figura di super-esperta di computer e tecnologia.Un noir perfettamente costruito che ci porta al confronto con la storia del nostro paese, un periodo buio della nostra democrazia.
“𝒮𝒾 𝓈𝑒𝓃𝓉𝑜𝓃𝑜 𝓅𝓇𝑜𝓃𝓉𝒾, 𝑔𝒾𝓊𝓈𝓉𝒾, 𝒾𝓃𝑒𝓆𝓊𝒾𝓋𝑜𝒸𝒶𝒷𝒾𝓁𝒾. 𝒞𝑜𝓈í 𝑔𝒾𝑜𝒸𝒶𝓃𝑜 𝓁𝑒 𝒷𝑒𝓈𝓉𝒾𝑒 𝑔𝒾𝑜𝓋𝒶𝓃𝒾, 𝓅𝓇𝒾𝓂𝒶 𝒹𝒾 𝓈𝒸𝑜𝓅𝓇𝒾𝓇𝑒 𝒸𝒽𝑒 𝒾 𝓁𝑜𝓇𝑜 𝒶𝓇𝓉𝒾𝑔𝓁𝒾 𝓃𝑜𝓃 𝓈𝑜𝓃𝑜 𝒻𝒶𝓉𝓉𝒾 𝓅𝑒𝓇 𝑔𝒾𝑜𝒸𝒶𝓇𝑒.”

Trama ❧ Forse dipende dalla struttura fisica solida, resistente, eredità di miseria e fatica, ma per Arcadipane mollare è fuori questione. Perciò, quando in un cantiere alla periferia di Torino vengono alla luce le ossa di dodici corpi – uomini e donne uccisi con un colpo alla nuca – e una squadra specializzata in crimini della Seconda guerra mondiale lo taglia fuori dal caso, lui non ci pensa nemmeno a farsi da parte. E dire che di fastidi ne avrebbe a sufficienza. Ma c’è un bottone di jeans trovato vicino ai cadaveri che proprio non gli dà pace. Comincia da questo indizio la sua indagine parallela, nella quale coinvolge Isa, una giovane agente dal carattere impossibile, e Corso Bramard, suo vecchio capo e maestro. Con loro porterà alla luce una trama eversiva maturata nel buio degli anni Settanta. Un tentativo di cambiare la storia politica del Paese che qualcuno vuole insabbiare per la seconda volta.