
Un dolore così forte da straziare l’anima. La fuga, unica possibile via d’uscita da una realtà che non si è più disposti a sopportare. L’orrore in cui Corso Bramard, un passato da più giovane commissario d’Italia, ha, suo malgrado, trascinato la giovane moglie Michelle e la piccola Martina. Una partita che dura da più di 20 anni e che sembra non finire mai: tredici lettere riportanti i versi di una canzone di Leonard Cohen, scritte con una Olivetti del ’72, la stessa con cui l’assassino aveva, anni prima, indicato dove trovare i corpi. Fino al passo falso, l’errore che potrebbe riaprire tutto. Corso quasi non ci crede, corre a Torino, dal vecchio amico/collega Arcadipane e gli chiede di riaprire il caso. Insieme ad Isa, la nostra Lisbeth Salander, e ad una serie di personaggi che ruotano intorno a questo caso, arriverà a scoprire una realtà amara e sconcertante: si può concepire la bellezza nell’orrore? Pare proprio di sì. Sembrerà tutto talmente incredibile, da rivelarsi orribilmente vero.
Bramard mi ha affascinato. Arcadipane mi ha incuriosito. Davide Longo, invece, mi ha conquistato. Il suo stile si rivela scorrevole ed estremamente piacevole. Ci si stacca mal volentieri dalla lettura; nonostante il ritmo non sia sicuramente incalzante, Longo ha fatto sì che il lettore restasse come ammaliato fino al raggiungimento del finale. Non ci sono colori, o meglio, quando un colore arriva è perché Corso, finalmente, allunga la mano e lo afferra, per farlo uscire dal buio insieme alla verità.

Trama ❧ Lo ha inseguito per una vita, ma Autunnale è sempre stato un passo davanti a lui. Fino a adesso. Fino all’inizio di questa indagine epica e disperata dove più che mai Bramard avrà bisogno di Vincenzo Arcadipane, l’allievo, l’amico di sempre. Corso Bramard è un uomo silenzioso, riservato. Ha la stessa eleganza contenuta delle montagne di Torino. È stato il commissario più giovane d’Italia, un investigatore di talento. Poi la moglie e la figlia di pochi mesi sono state rapite e uccise dal serial killer cui stava dando la caccia. Da allora, abbandonata la polizia, trascina un’esistenza fatta di giornate solitarie e notti trascorse a scalare senza protezioni, nella speranza di sbagliare un movimento e cadere. A impedirgli di lasciarsi il passato alle spalle ci sono le lettere che Autunnale – così si firma l’assassino – gli scrive da vent’anni. Tra loro è in atto una partita mentale che ha raggiunto una situazione di stallo. Finché Autunnale commette un errore, piccolo: quanto serve a Bramard per ritrovare una parte dell’uomo che era. Arcadipane, che ha ereditato il suo posto, e la spigolosa agente Isa Mancini lo aiuteranno a riaprire il caso. Ma all’appuntamento con la giustizia li attende una verità più sfaccettata e costosa del previsto.